Il Territorio

La città di Vizzini si trova a 586 m s.l.m. nella zona sud orientale della Provincia di Catania nei pressi dell’altopiano collinare dei Monti Iblei, alle pendici del Monte Lauro che con i suoi 986 m s.l.m. delimita i confini provinciali tra i territori di Catania, Ragusa e Siracusa e fa parte dell’antica regione del Val di Noto.

Cunziria

A Cunziria” (La Conceria) è un antico borgo artigiano settecentesco sviluppatosi al di fuori del tessuto urbano di Vizzini che grazie ad ampi spazi esposti al sole, abbondanza di tannino estratto dalle numerose piante di sommacco lì presenti e una sorgente d’acqua fu utilizzato per le attività di conciatura del cuoio per tanti anni fino a quando la rivoluzione industriale, i mutamenti economici e i conflitti mondiali non ne debbellarono la definitiva chiusura
La Cunziria rappresenta un esempio di architettura rurale e della cultura agricola dell’epoca. Ad oggi, rimangono una quarantina di edifici e i ruderi della chiesetta di Sant’ Egidio, che pare risalire all’epoca romana.  Il luogo è di grande di suggestione grazie al suo decentramento all’interno di una vallata aperta con lo sfondo degli altipiani ricoperti da manti di fico d’india.

 La Cunziria divenne lo scenario di quel famoso Duello Rusticano narrato da Giovanni Verga, ma fu anche il luogo romantico vissuto segretamente da Turiddu e Lola. La leggenda narra di come i due amanti si incontrassero in quelle notti di luna piena, del loro consumare alle beffe di Alfio, marito della donna. Ma il loro osare fu ben presto scoperto, le voci si sparsero nel paese raggiungendo anche del carrettiere licodiano appena rientrato da Francofonte. L’uomo sentendosi disonorato sfidò il giovane in uno scontro che rimarrà nella storia. Un triangolo amoroso che lo scrittore verista ripropose nella sua novella, amplificandone toni passioni, sentimenti di una terra che continua ad affascinare per tradizioni e folklore. Era il 1983 quando il luogo divenne il set della trasposizione cinematografica del Maestro Franco Zeffirelli. Il regista fiorentino ne celebra lo splendore in uno dei film che definisce “uno strano misto di finzione teatrale e realtà della vita contadina, un flusso e riflusso del teatro nella verità e della verità nel teatro”. L’infedeltà di Lola e la gelosia che scatena l’ira di Santuzza si manifesta lungo lo scenario di una suggestione esotica e architettonica che catturano lo spettatore.

Una Sicilia con i suoi colori, passioni ed espressioni violente e atteggiamenti irruenti. Personaggi, simbolo di una storica sicilianità, anziani taciturni con la coppola, lavandaie al fiume, il processo della devozione, costumi tipici di una società riservata e misteriosa. È il 1996 è la volta da Gabriele Lavia che fa dello scenario verghiano la location de La Lupa. Un racconto che approfondisce le dinamiche psicologiche dei personaggi, in un clima minaccioso e tetro, attorno un paesaggio fermo nel tempo, una società arcaica dove si intravedono, uomini, donne intente a lavorare i campi in uno stato di ripetizione continua. Un abisso di immobilità dove viene squarciato dalla provocazione sessuale di una donna famelica e della sua smaniosa carnalità.

Complesso rupestre grotte dei santi

Il complesso di Grotta dei Santi è un sito rupestre compreso tra il territorio Vizzini, Licodia Eubea e Monterosso Almo
Il complesso venne identificato e studiato dal prof. Giuseppe Agnello nel 1940 e si suppone venne utilizzato in epoca tardo antica come necropoli per gli abitanti della zona con tombe poste sia all’esterno che all’interno delle cavità. Nel VI sec d.C. il sito venne trasformato in oratorio rupestre adibito al culto di una piccola comunità. Gli ambienti vennero abbandonati verso la metà del ‘400 di cui resta testimonianza in una firma che risale al 1445.
Nel complesso rupestre sono presenti diverse grotte, le prime adibite a catacombe di cui una con tombe ad arcosolio e a fossa. Le fosse dovevano essere coperte con dei lastroni in pietra oggi non più presenti. Si trovano anche degli incavi per riporre le lucerne, mentre alcuni arcosoli e i baldacchini sono danneggiati.
La grotta più interessante è l’ultima, modificata per divenire un ambiente unico chiesastico. In esso è presente l’abside in cui doveva trovarsi l’altare oggi scomparso, tuttavia sono ben visibili degli affreschi che sono i reperto più prezioso del complesso. L’affresco che rappresenta la scena della Crocifissione è databile intorno ai secoli XI e XII. Il Cristo è fiancheggiato dalla Madonna e a destra da San Giovanni con capo piegato. In basso di dimensioni inferiori, è riconoscibile la figura di Longino che trafigge Gesù. In alto poi vi sono il Sole e la Luna.

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